Le donne che subiscono violenza non vanno mai colpevolizzate. Spesso purtroppo ciò accade. Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un aumento degli episodi di violenza, basta accendere la televisione per sentire la storia di una donna uccisa.
Il Femminicidio è un particolare tipo di omicidio con delle caratteristiche specifiche, che avviene spesso al culmine di episodi di violenza (sia fisica che verbale) la cui vittima è, appunto, una donna.
Spesso capita di sentire che la donna uccisa se l’è andata a cercare. La colpevolizzazione della vittima si chiama “victim blaming” ed è una cosa inaccettabile. La violenza non va giustificata, mai. Non importa cosa aveva fatto la donna vittima di violenza, se era poco vestita o se è andata in un luogo poco sicuro, tutto ciò è ininfluente. Non esistono attenuanti o giustificazioni. Se una persona non ti piace più la lasci, non la picchi, non la uccidi. Oppure se una donna ti dice no, è no. Devi accettarlo e basta. Se non ti vuole, fattene una ragione o chiedi aiuto psicologico, ma stai lontano da lei.
Chi ha il potere ma soprattutto l’onore e l’incredibile opportunità di parlare alle persone ha un enorme obbligo morale.
Io studio e lavoro con impegno e dedizione per diventare una brava giornalista, perché sono mossa dalla grande passione che ho per la scrittura e per questo lavoro, perché credo che oggi fare informazione sia un compito importante. Cerco ogni giorno nel mio piccolo di portare alla luce storie di verità, messaggi positivi, di donne forti e in gamba. E soprattutto scrivo da anni sul mio blog per mandare un messaggio di solidarietà e sensibilità nei confronti delle donne che subiscono violenza, per informare, per aiutarle a riconoscerla, per spronarle a chiedere aiuto a persone competenti e a denunciare le violenze.
Fuggite al primo schiaffo, alla prima mancanza di rispetto, al primo segno che in lui c’è qualcosa che non va. Sono campanelli d’allarme che bisogna ascoltare.
Un uomo che uccide la propria moglie, compagna, o la donna da cui era attratto è un uomo incapace di accettare e gestire il rifiuto. “O con me o con nessun altro” è ciò che pensa chi uccide. E la legge deve proteggere queste donne, prima che vengano ammazzate. Non dopo. Se una donna denuncia un uomo che la minaccia o le fa temere in qualunque modo per la sua incolumità deve subito ottenere aiuto dallo Stato e protezione e al suddetto non dev’essere più permesso di avvicinarsi a lei.
Quante altre donne dovranno subire violenze ed essere uccise prima che qualcosa finalmente cambi?
Ho pianto quando ho sentito la storia di una delle giovani di recente vittima di femminicidio, una ragazza per bene e lavoratrice, che non poteva permettersi di studiare all’Università, che meritava di vivere e di gioire per le piccole cose, piena di sogni, la cui vita è stata brutalmente spezzata.
Molte donne non si rendono conto del pericolo che corrono frequentando uomini violenti, perché sono entrate in una spirale in cui non hanno la lucidità e la forza per dire basta e lasciarli, fuggendo via. Oppure perché soffrono della sindrome della crocerossina e non riescono ad accettare di non poterli aiutare o cambiare, continuando a mentire a loro stesse, inconsapevolmente, a sperare e a credere nelle menzogne.
Ci sono donne vittime del narcisista maligno, altre hanno paura di lasciare il proprio uomo perché non hanno un lavoro e l’indipendenza economica o perché temono di perdere la custodia dei figli. La violenza può essere esercitata in vari modi e ha molte forme.
Lo Stato deve aiutare le donne a riprendere in mano la propria vita e proteggerle. D’altro canto, possiamo essere d’aiuto anche noi nella vita di tutti i giorni, mostrando appoggio e solidarietà. Facciamo sentire la nostra voce.
Dobbiamo essere forti e far valere i nostri diritti, dobbiamo farlo per rispetto delle donne che purtroppo non ce l’hanno fatta e per evitare che altre donne possano subire le stesse violenze.
E poi, mi rivolgo anche agli uomini: aiutateci anche voi a farci rispettare. Sono sicura che siete al nostro fianco, combattete con noi la cultura maschilista, la misoginia, e il victim blaming.